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WhatsApp vieta il accesso a chi ha meno di 16 anni

WhatsApp vieta il accesso a chi ha meno di 16 anni

Anche WhatsApp, la app di messaggistica istantanea comprata da Facebook nel 2014,si adegua alle nuove norme europee sulla privacy. In vista dell’applicazione della Gdpr, il regolamento che debutterà il 25 maggio, l’azienda ha alzato da 13 a 16 anni l’età minima per l’utilizzo del suo servizio all’interno dell’Unione europea. Una novità che risponde all’articolo 8 della Gdpr, dove si sancisce che il trattamento di dati personali dei minori è lecito solo sopra i 16 anni di età.

Le responsabilità sulle informazioni gestite nel perimetro Ue vengono assegnate a WhatsApp Ireland, la divisione europea della società, mentre per tutti gli utenti esterni al Vecchio Continente continueranno ad applicarsi le norme previste dalla sede principale di Mountain View, in California. Con conseguenze anche sulla risoluzione dei contenziosi: gli utenti europei che fanno causa a WhatsApp potranno rivolgersi ai tribunali nazionali e, in seconda battuta, a quelli irlandesi. Chiunque abiti al di fuori di Europa, Stati Uniti e Canada dovrà affidarsi prima ai tribunali nazionali e, in caso di mancata risoluzione, alla legge degli Stati Uniti.

La “scorciatoia” dei genitori

WhatsApp ha elencato sul suo blog tutte le novità chiave introdotte per soddisfare la normativa, ma il cambiamento dell’età minima resta quella più visibile. Il tetto dei 16 anni è unicum europeo, perché nel resto del mondo si mantiene l’età minima di 13 anni. L’azienda non fornisce dettagli su come risalire all’età effettiva dell’utente, mentre aggiunge in un secondo momento una specie di scorciatoia: «Se non sei grande abbastanza per avere la possibilità di acconsentire ai nostri termini e condizioni nel tuo paese, i tuoi genitori o il tuo tutore devono farlo al posto tuo». Una soluzione che sembra adattarsi su misura a un’eccezione prevista dalla Gdpr, sempre nell’articolo 8: «Ove il minore abbia un'età inferiore ai 16 anni, tale trattamento è lecito soltanto se e nella misura in cui tale consenso è prestato o autorizzato dal titolare della responsabilità genitoriale». In altre parole, il minimo di 16 può essere sorvolato con l’assenso dei genitori.

La possibilità di scaricare i propri dati
Sempre in vista della Gdpr, WhatsApp offre l’opportunità di avere accesso alle informazioni raccolte dalla app, cancellando dati e contestando l’analisi di alcune informazioni. Nel dettaglio, si legge nel post dell’azienda, l’utente acquisisce «il diritto di accedere, rettificare, trasportare e cancellare le sue informazioni, nonché il diritto di limitare e opporsi a determinati trattamenti delle informazioni». Questo include, prosegue WhatsApp, il diritto di questionare sul «trattamento di informazioni per marketing diretto e la possibilità di opporsi alla nostra elaborazione di informazioni anche dove eseguiamo un compito nel pubblico interesse o proseguendo gli interessi nostri o di una terza parte». I dati potranno essere scaricati e trasferiti con una app interna, Download My Data (accessibile alla sezione «Impostazioni»).

La corsa dei big tech al cambio di regole
WhatsApp si accoda alla (lunga) lista di aziende tech che stanno aggiornando i propri termini in vista della Gdpr. La sua controllante, Facebook, ha da poco pubblicizzato i suoi aggiornamenti per migliorare la compliance con il regolamento che avrà efficacia dalla fine di maggio. Il social network promette maggiore rigidità nell’utilizzo delle informazioni, anche se la “stretta” arriva dopo la bufera mediatica per la cessione dei dati di 87 milioni di utenti alla società di marketing politico Cambridge Analytica. Sul fronte della privacy si è mossa anche Google, il gigante dei motori di ricerca, imponendo una serie di nuovi obblighi ai siti che gravitano intorno alla sua piattaforma.